Sciamanesimo Tolteco: nato e cresciuto in gabbia l’essere umano è stato depredato del suo potere magico

La magia di cui è pregno l’essere umano è un dono di nascita e nel dirlo non mi riferisco all’idea di magia rilegata a formule, candele e rituali, bensì alla capacità innata di cui dispone l’uomo di manipolare il tessuto della realtà attraverso un esubero di energia che riesce a connettersi con lo Spirito, il Nagual e usare una parte di questa enorme forza per piegarla al suo volere attraverso l’intento. Tutta la natura, le piante e gli animali sono direttamente connessi alla conoscenza silenziosa ed in loro non c’è nulla che interferisca con tale connessione. Per l’essere umano è diverso. Egli per il solo fatto di esistere, come il resto degli universi e dei suoi abitanti è connesso allo Spirito, al Nagual, ma il suo anello di collegamento è ottuso, è sporco, perché la razionalità e il materialismo di cui è divenuto schiavo nel corso dei millenni, lo ha rilegato in una posizione di dubbio potere, fino a renderlo uno schiavo della pressione della socializzazione che altro non è che la mente del Voladores: la mente di un predatore. Il Voladores, un essere inorganico che ci ha prestato la sua mente ed i suoi pensieri di predatore, facendoci credere che quegli stessi pensieri siano i nostri, vive costantemente nella paura. Un predatore è un essere che da carnefice può divenire vittima in qualunque momento, ed è costantemente rivolto alla preoccupazione della sopravvivenza perché o caccia o viene cacciato; e in nessun modo può uscire da questa condizione duale. Per continuare ad esistere e nutrirsi egli si ciba della patina di consapevolezza che si trova sul nostro bozzolo energetico, sulla luminosità di cui tutti noi esseri umani siamo fatti, riducendoci in una condizione deplorevole ma lasciandoci quel minimo di energia per sopravvivere. Attenzione… Ho detto sopravvivere, non vivere! Tra queste due istanze esiste un abisso; e questo abisso si chiama consapevolezza di  sé, potere personale, energia in esubero oltre quella preposta ai meri processi biologici. Solo in una condizione di esubero energetico siamo in grado di iniziare a ripulire il nostro anello di collegamento col Nagual e così diveniamo capaci di intentare il tipo di vita che desideriamo. Solo quando recuperiamo energia dalle nostre esperienze passate, dalla nostra storia personale, torniamo piano piano ad avere un diverso livello di consapevolezza la quale ci permette di renderci conto di molte cose che prima non vedavamo. L’essere umano non ha un distributore di benzina al quale rifornirsi per introdurre carburante come si fa con una macchina; l’unica possibilità di cui dispone è quella di riprendere energia dal suo passato. Le interazioni che hanno formato il substrato della sua esistenza lo hanno depauperato di piccoli frammenti di energia, e col passare del tempo, dalla nascita fino al momento presente, ne ha persa tantissima e gli sciamani toltechi si resero conto che esisteva un solo modo per riappropriarsi di quella energia: ricapitolare la propria esistenza passo per passo dal vicino passato fino a quello remoto. La ricapitolazione è una vera e propria tecnica energetica che la tradizione tolteca ci ha lasciato in eredità, ed è l’unica tradizione spirituale al mondo che possiede un tecnica di questo tipo. Un vero e proprio atto magico che attraverso la respirazione riesce a darci modo di recuperare l’energia che abbiamo perso vivendo. Ho parlato di ricapitolazione in molti dei miei articoli per cercare di spiegarla nella maniera più approfondita possibile. Vi lascio i link per l’accesso diretto nel qual caso fosse interessati a saperne di più:

Eliminare il Karma attraverso la Ricapitolazione: l’arte tolteca di recuperare energia!

Gli effetti della ricapitolazione sulla vita: cosa accade quando si cancella la propria storia personale?

Sciamanesimo tolteco: energia sessuale, ricapitolazione e doppio: il bagaglio per il volo nell’infinito!

Sciamanesimo tolteco: ricapitolazione e respirazione, il risveglio del veggente interiore

Sciamanesimo Tolteco: il cerimoniere e la ricapitolazione

Gli sciamani toltechi oltre alla ricapitolazione avevano creato una sofisticata tecnica di comportamento che avevano chiamato l’arte dell’agguato. Una terminologia estremamente azzeccata se si considera che l’agguato che essi tendevano era in primis un atteggiamento furtivo verso loro stessi; un agguato nei confronti della loro consapevolezza mirata al totale distacco e alla disidentificazione da quello che i normali esseri umani considerano essere il proprio carattere. Quest’ultimo, si sviluppa col tempo ed è una summa di atteggiamenti che restano invariati al variare del tempo. Mentre invece l’arte dell’agguato era il miglior modo che gli antichi stregoni avevano messo in atto per comportarsi e vivere senza essere mai identificati con nessun ruolo. Un’arte sublime ed estremamente raffinata che è in grado di generare una tale flessibilità ed un tale distacco da chi pensiamo di essere, da non aver minimamente paura di passare per stupidi o per dei cinici meschini. Così diveniamo istrionici; un termine preso in prestito dal mondo del teatro, il quale definisce un attore in grado di recitare tutti i ruoli possibili immaginabili, anche i più disparati, senza che nessuno si accorga della recita! Ciò è ovvio, altrimenti avremmo di fronte un pessimo attore. Nel mondo della psichiatria invece, esiste un disturbo che viene chiamato appunto “Disturbo istrionico di personalità” il quale viene così definito: esso è un’alterazione della personalità caratterizzata da continua ricerca di attenzione ed esagerata emotività. Quest’ultima si manifesta attraverso modalità teatrali e costanti tentativi di ottenere rassicurazione, approvazione e sostegno dagli altri. Inoltre, le persone con disturbo istrionico hanno un atteggiamento fortemente seduttivo e manipolatorio, sono continuamente alla ricerca di stimoli che siano in grado di mantenerle in un costante stato eccitatorio. Questi tratti della personalità caratteristici compaiono tra l’adolescenza e l’inizio dell’età adulta ed investono numerosi contesti della vita del soggetto (relazionale, professionale e familiare), creando disagio e sofferenza. La tendenza di questa personalità all’eccessiva drammatizzazione può compromettere, infatti, le relazioni e, nel tempo, condurre alla depressione. In molti oggi soffrono di questo disturbo e con i social media questa tendenza distruttiva della personalità si è notevolmente accentuata. Pensate invece cosa voglia dire l’atteggiamento del guerriero in relazione a tutto ciò: egli non è assetato di attenzioni da parte del prossimo né della sua energia, per il semplice fatto che sfrutta l’energia del Nagual. Egli si è distaccato dall’idea di essere una persona piuttosto che un’altra e nel farlo riesce ad essere tutto e niente assieme, e nel farlo agisce sempre dalla retroguardia, mai in prima fila! Così facendo egli conserva un vantaggio fondamentale: osserva il luogo, la scena e le persone che la compongono e una volta assicuratosi la conoscenza di tutto l’ambiente egli agisce, oppure fa in modo che qualcuno agisca al posto suo. Nessun uomo comune è capace di questo, e non lo è per il semplice fatto di avere dei punti di riferimento, anche quelli di una corretta etica o di senso della morale, che lo rendono orgoglioso di sé, e tutto questo orgoglio lo mette nel sacco senza che egli se ne renda conto.  

I quattro capisaldi dell’arte dell’agguato sono: la spietatezza, l’astuzia, la pazienza e la gentilezza. La spietatezza è l’arte del distacco dalle emozioni e dalla propria importanza personale, cioè la capacità di renderci privi di autocommiserazione e/o autoindulgenza; l’astuzia è la capacità di cogliere l’attimo senza nessuna esitazione, la pazienza è l’arte di saper aspettare che si verifichino tempo, luogo e circostanze senza consumarsi nell’attesa. La gentilezza è l’arte di indurre il prossimo a seguirci con baldanza e fervore. “L’egocentrismo è realmente un tiranno – osservò – Dobbiamo impegnarci senza tregua per detronizzarlo” disse Don Juan a Castaneda. Egli fece notare a Castaneda quanto fosse importante insegnare per gradi questi passi, in maniera attenta e meticolosa, assieme a tutte le loro ramificazioni; e di quanto fosse difficile per uno stregone farlo, perché ogni azione era dettata dall’impeccabilità dello stregone stesso e non dalla malvagità, come potrebbe risultare agli occhi di un osservatore esterno. Così Castaneda non poté fare a meno di chiedere al suo maestro come facesse l’eventuale destinatario di tali azioni a rendersi conto della differenza. La risposta di Don Juan fu come al solito impeccabile: “La gente compie cattiverie per trarre vantaggi personali. Gli stregoni però hanno una motivazione ulteriore per le proprie azioni che non ha nulla a che vedere con i vantaggi personali. Il loro divertimento non conta come vantaggio. E’ piuttosto una condizione del loro carattere. L’uomo comune agisce solo se c’è occasione di profitto. I guerrieri dicono di agire non per il profitto, ma per lo spirito. (..) Prendi noi quattro per esempio – continuò. Tu proprio tu credi di aver investito in questa situazione e che alla fine ne trarrai profitto. Se ti irriti con noi o se noi ti deludiamo, puoi fare delle cattiverie per renderci la pariglia. Noi al contrario non pensiamo affatto a vantaggi personali. Le nostre azioni sono dettate dall’impeccabilità, non possiamo adirarci o sentirci delusi da quello che fai. (..) Diceva che l’agguato era l’inizio di tutto, e che prima di tentare qualsiasi cosa sulla via del guerriero, i guerrieri dovevano apprendere quell’arte e, dopo, l’arte dell’intento. Solo allora avrebbero potuto muovere a volontà il punto di unione.(..) Il primo principio in assoluto dell’arte dell’agguato è che il guerriero ponga l’agguato a se stesso, e lo faccia spietatamente, con astuzia, pazienza e dolcezza”. (Carlos Castaneda – Il potere del silenzio – pagg. 97, 98)

L’arte dell’agguato in sintesi serve ad usare il comportamento in modi sempre nuovi ed inusuali, per scopi specifici ma che non hanno nulla a che vedere con il profitto egoistico che se ne ricava, bensì con la consapevolezza che si acquisisce nel metterli in pratica. In soldoni quest’arte raffinata racchiude la quint’essenza del distacco da ciò che noi abbiamo dato per scontato di essere nel corso della vita. Recitando sempre nuove parti a seconda del momento, nuovi ruoli che non ci rendono schiavi della visione univoca che abbiamo di noi stessi e del giudizio altrui in merito alle nostre azioni, ci liberiamo del fardello di essere qualcosa di specifico, di definito e di immutabile nel tempo. Ci liberiamo della pressione della socializzazione e della schiavitù alla mente del Voladores. Acquistiamo piano piano la libertà che ci era stata tolta. Se non hai paura del giudizio altrui, se non hai paura di essere ogni giorno diverso da ciò che credevi di essere ieri, se non hai paura di difendere una posizione ben precisa, accumuli un enorme vantaggio: l’unico vantaggio per il quale valga la pena vivere… diventi fluido, leggero, vitale, con una forza propulsiva senza pari e libero dalla gabbia nella quale tutto il genere umano è rinchiuso, preda dell’allucinazione di avere anche solo una possibilità di decidere per la sua vita. Se vivi in gabbia non hai potere decisionale, il Voladores decide per te. Se hai recuperato energia e consapevolezza diventi mano mano che passa il tempo e per gradi, padrone di manipolare la percezione. Manipolare la percezione significa manipolare il tessuto della realtà.

Influenzare il tessuto della realtà corso

Tutte le spiegazioni di questo corso di I Livello di sciamanesimo tolteco sono contenute all’interno del link qui di seguito. Il corso ripartirà per la 5^ volta a Settembre 2021 sempre in webinar e sempre per una durata di sei mesi. Per ulteriori informazioni e per procedere all’iscrizione è necessario un colloquio telefonico al seguente numero di cellulare: 379.25.48.791.

Corso di I Livello di Sciamanesimo Tolteco: Influenzare il tessuto della realtà

Sciamanesimo Tolteco: testimonianze di intento e ricapitolazione dai ragazzi del corso di I Livello “Influenzare il tessuto della realtà”

Il primo principio non deve essere confuso con il primo effetto dell’apprendistato nella stregoneria, che è il cambiamento dalla consapevolezza normale a quella intensa. Quello che intendo dire è che a quanto pare, la prima cosa che in realtà accade ad un apprendista stregone è lo spostamento del proprio punto di unione. Così per l’apprendista è più che naturale dedurre che sia questo il primo principio della stregoneria. Ma non è vero. Il primo principio è la spietatezza“. (Ivi pag 137)

La spietatezza permette all’essere umano di iniziare a vivere, prima non vivevi ma sopravvivevi. La spietatezza nei confronti della propria importanza personale è qualcosa di così sublime da renderti immune ad ogni attacco dei tuoi simili, mai moralmente offeso dai comportamenti che gli altri ingaggiano per affermare il loro ego e mai rilegato ad una condizione di perdita di energia per l’autoindulgenza che ci porta a reputarci degni del consenso altrui. Questa è vera libertà, la forma più alta di libertà. Una volta acquisita questa libertà, noi accumuliamo potere personale e così ci rendiamo veramente conto per la prima volta in vita nostra di essere degli esseri magici! Solo arrivati a questo punto iniziamo davvero a considerare noi stessi e tutto ciò che ci circonda come un mistero. Prima di questo step siamo troppo presuntuosi e cinici per renderci davvero conto che tutto questo mistero non lo sveleremo mai!

Letizia Boccabella

 

2 pensieri riguardo “Sciamanesimo Tolteco: nato e cresciuto in gabbia l’essere umano è stato depredato del suo potere magico

Lascia un commento